Il flussostato della caldaia: principi di funzionamento
Nel panorama della termotecnica, uno degli obiettivi fondamentali è garantire il corretto funzionamento dell’impianto di riscaldamento in ogni condizione. Per farlo, i costruttori di caldaie hanno progressivamente introdotto dispositivi di sicurezza e controllo che permettono di tenere sotto osservazione i parametri più rilevanti: temperatura, pressione, presenza di fiamma, circolazione del fluido termovettore (ovvero l’acqua nell’impianto), ed altri ancora. Tra questi dispositivi, il flussostato – a volte chiamato anche interruttore di flusso – riveste un ruolo centrale quando si vuole verificare che la pompa della caldaia stia effettivamente muovendo l’acqua, affinché il calore generato dal bruciatore possa essere trasferito ai radiatori o allo scambiatore senza rischiare surriscaldamenti o danneggiamenti.
Controlla la circolazione d’acqua, permettendo o bloccando l’accensione della caldaia.
Indice
- Introduzione
- Perché il flussostato era importante nelle prime caldaie degli anni Novanta
- Struttura e posizionamento del flussostato
- Flussostato vs. pompe modulanti e sensori digitali
- Vantaggi del flussostato in un impianto di riscaldamento
- Limiti e criticità del flussostato
- Perché il flussostato è stato abbandonato a favore delle pompe modulanti
- Condizioni di portata ridotta: ostruzioni allo scambiatore e nelle tubazioni
- Possibili cause di blocco e guasti associati al flussostato
- Manutenzione ordinaria e verifiche periodiche
- Impatto sulle prestazioni dell’impianto e risoluzione dei problemi
- Evoluzione tecnologica e prospettive future
- Il ruolo del pressostato nell’era digitale
- Conclusioni
Introduzione
Storicamente, l’adozione di questo componente è avvenuta a metà degli anni Novanta, in concomitanza con l’evoluzione delle caldaie murali sempre più compatte e sofisticate. L’anno 1996 segna, per molti modelli, l’introduzione di una soluzione semplice ma efficace: una “paletta” inserita all’interno di un condotto idraulico (o in un ramo di tubazione), in grado di azionare un microinterruttore se e solo se c’è un minimo flusso d’acqua in circolazione. Questo dispositivo, denominato appunto flussostato, ha avuto il merito di evitare accensioni del bruciatore in assenza di circolazione, scongiurando il rischio di surriscaldare lo scambiatore primario o di danneggiare altre parti vitali della caldaia.
In questo articolo esploreremo il flussostato nelle caldaie, descrivendo i principi di funzionamento, i motivi per cui è stato così importante negli anni passati, le differenze fondamentali rispetto al pressostato e le ragioni che ne hanno portato a un progressivo abbandono a favore di sistemi più moderni basati su sensori digitali e pompe modulanti. Approfondiremo, inoltre, alcuni scenari tipici di guasto o di ostruzione e come la presenza (o l’assenza) di un flussostato possa incidere sul corretto funzionamento complessivo dell’impianto di riscaldamento.
Cos’è il flussostato e come funziona
Il flussostato è un dispositivo che “sente” il movimento dell’acqua: nel suo funzionamento elementare, si compone di un corpo fisico installato nel tratto idraulico di mandata (o, in alcuni casi, di ritorno) della caldaia e di un organo meccanico (spesso una paletta) che, quando viene investito da un sufficiente flusso d’acqua generato dalla pompa, si sposta e chiude (o apre) un contatto elettrico. Questo segnale elettrico, riportato alla scheda di controllo della caldaia, indica che effettivamente l’acqua si sta muovendo, e che quindi il bruciatore può accendersi in sicurezza.
La pompa, avviandosi, crea una differenza di pressione sufficiente a mettere in circolo l’acqua: questa differenza di pressione genera il flusso. Se il flusso è assente o notevolmente ridotto (tipicamente per blocco della pompa, valvole chiuse, ostruzioni nei tubi o scambiatore intasato), la paletta del flussostato non si sposta e il microinterruttore non scatta. Ciò viene interpretato dalla caldaia come una condizione di mancata circolazione, bloccando l’avvio del bruciatore e segnalando, in alcuni casi, un codice di errore.
Cosa non fa il flussostato
È importante capire che il flussostato non misura la pressione assoluta di impianto: per quello ci si affida invece al pressostato o a un manometro digitale. Il flussostato reagisce esclusivamente alla presenza di una portata idrica: anche con una pressione nominale di 1-1,5 bar (che è di norma la pressione raccomandata nell’impianto a caldaia spenta), se la pompa non gira o il circuito è ostruito, il flussostato non scatta.
Dal punto di vista costruttivo, la paletta è dimensionata per opporre una certa resistenza all’acqua in movimento, tale da innescare lo spostamento solo al superamento di una soglia minima di portata (per esempio, 5-10 litri/minuto, a seconda dei progetti del costruttore). L’inerzia meccanica e il dimensionamento di questa paletta sono studiati per evitare falsi interventi dovuti a vibrazioni o piccoli movimenti d’acqua (come, ad esempio, la dilatazione termica o piccole fluttuazioni).
Differenza principale tra flussostato e pressostato
Per comprendere appieno il ruolo specifico del flussostato, è utile mettere a confronto il suo funzionamento con quello del pressostato. Il pressostato, come suggerisce il nome, è un dispositivo che rileva il livello di pressione: viene spesso impiegato per verificare che l’impianto sia carico di acqua a sufficienza (solitamente 1 bar o leggermente superiore nelle caldaie murali domestiche) e per impedire l’accensione del bruciatore in caso di pressione troppo bassa. Se la pressione nell’impianto scende sotto una soglia critica (ad esempio 0,5 bar o 0,7 bar, a seconda dei modelli), il pressostato “apre” il circuito e la caldaia va in blocco di sicurezza.
Ciò significa che il pressostato non è in grado di dire se l’acqua si sta effettivamente muovendo, ma solo se nell’impianto c’è abbastanza pressione statica. Se la pompa fosse bloccata o se ci fosse un’ostruzione a valle che impedisce il corretto flusso (pur avendo ancora la pressione minima), la caldaia potrebbe ingannarsi e accendere il bruciatore, correndo il rischio di surriscaldare lo scambiatore. Per questo motivo, nei primi modelli di caldaia che puntavano alla massima sicurezza, si è introdotto anche il flussostato, il cui scopo è confermare che la pompa non sia soltanto energizzata ma che stia realmente facendo circolare il fluido termovettore.
In sintesi:
- Pressostato: Dispositivo che misura la pressione idraulica del circuito.
- Flussostato: Dispositivo che misura la portata (flusso) dell’acqua in movimento.
Perché il flussostato era importante nelle prime caldaie degli anni Novanta
Negli anni ’90, le caldaie murali a gas si stavano diffondendo rapidamente in Europa e in Italia, spinte da normative volte a migliorare l’efficienza energetica e a ridurre l’inquinamento domestico. Queste nuove caldaie, più compatte e dotate di scambiatori di calore in rame, necessitavano di controllo più attento sulla fase di avviamento: appena la caldaia riceveva la richiesta di calore (dall’utente o dal termostato ambiente), avviava una sequenza di controllo che includeva il check della pressione, la verifica dell’acqua in circolo e, infine, l’accensione vera e propria del bruciatore.
In particolare, molte caldaie di quegli anni montavano pompe tradizionali (non modulanti) che, in caso di blocco (ad esempio, per usura, cuscinetti rovinati o depositi di calcare), potevano girare a vuoto (se bloccate parzialmente) o non avviarsi affatto. Il flussostato funzionava come un “secondo occhio” oltre al pressostato: riceveva l’impulso dell’acqua in movimento e solo allora permetteva alla centralina di avviare la scintilla e l’apertura del gas. In assenza di movimento d’acqua, la caldaia non rischiava di funzionare “a secco”, evitando rotture dello scambiatore.
Struttura e posizionamento del flussostato
La configurazione più comune nelle caldaie “storiche” vedeva il flussostato installato sulla mandata della caldaia verso l’impianto di riscaldamento, in modo che, non appena la pompa spingeva l’acqua, questa passava attraverso il piccolo condotto dove era posizionata la paletta o un sensore a turbina. Quando la paletta veniva urtata dal flusso d’acqua, veniva spostata e un microinterruttore (generalmente un contatto NA, Normalmente Aperto) si chiudeva, inviando il segnale alla scheda elettronica.
Alcuni costruttori preferivano soluzioni leggermente diverse: ad esempio, un corpo in ottone contenente una turbina che, ruotando, generava un impulso elettrico letto dalla scheda. In questo caso, si trattava di un vero e proprio flussimetro, capace di fornire un segnale proporzionale alla velocità di rotazione (e quindi alla portata). Tuttavia, la soluzione a paletta è rimasta tra le più diffuse, soprattutto per la sua semplicità e il costo relativamente basso.
Nel posizionamento dell’elemento sensibile al flusso, i progettisti cercano di evitare zone di turbolenza o riduzioni di sezione troppo brusche, che potrebbero falsare la misura o generare vibrazioni dannose. Per questo, spesso il manuale della caldaia indica chiaramente come installare o sostituire il flussostato, sottolineando le direzioni di montaggio e i possibili adattamenti di tubazione.
Flussostato vs. pompe modulanti e sensori digitali
Con l’evoluzione delle caldaie a condensazione e l’introduzione di nuove normative di efficienza (direttive europee ErP e altro), la pompa tradizionale è stata progressivamente sostituita da pompe elettroniche a giri variabili (o pompe modulanti). Queste pompe, anziché girare sempre alla stessa velocità, regolano automaticamente il proprio regime di rotazione in base alla richiesta di calore e alla differenza di temperatura tra mandata e ritorno.
Nel corso di questo passaggio, i costruttori hanno iniziato a integrare sensori digitali di flusso direttamente all’interno della pompa o in comunicazione con essa. In sostanza, la pompa stessa è in grado di valutare quanta potenza assorbe, a quale velocità gira, e quindi dedurre se l’acqua sta circolando correttamente (o, in caso di ostruzioni, il carico idraulico cresce e la pompa lo registra). La scheda elettronica “conversa” con la pompa digitale attraverso un bus di comunicazione (ad esempio BUS LIN o altre soluzioni proprietarie) e ottiene informazioni più dettagliate rispetto a quelle fornite dal solo flussostato.
Parallelamente, il controllo della pressione rimane affidato a un sensore di pressione o a un pressostato, che garantisce il blocco in caso di pressione troppo bassa o troppo alta nell’impianto. In tal modo, il vecchio flussostato meccanico – che era un semplice interruttore on/off – è diventato superfluo e spesso non è più presente nelle caldaie di nuova generazione.
Vantaggi del flussostato in un impianto di riscaldamento
Nonostante oggi sia meno utilizzato, il flussostato ha offerto per lungo tempo diversi vantaggi:
- Sicurezza aggiuntiva: Garantisce che la caldaia non bruci gas se l’acqua non circola.
- Semplicità meccanica: È un dispositivo relativamente semplice, a basso costo, con pochi elementi soggetti a usura.
- Intervento rapido: Il movimento della paletta è immediato non appena la pompa si avvia; se il flusso manca, non c’è ritardo nella segnalazione di errore.
- Affidabilità in sistemi a pompa fissa: Con pompe tradizionali, la presenza di un flussostato riduce i rischi di guasti gravi dovuti a surriscaldamento dello scambiatore.
In molti casi, soprattutto in impianti più datati o con tubazioni soggette a incrostazioni, avere un flussostato che “salta” e blocca la caldaia è un’utile indicazione di un problema di circolazione che potrebbe altrimenti causare danni molto più costosi.
Limiti e criticità del flussostato
Tuttavia, il flussostato meccanico presenta alcune limitazioni:
- Sensibilità a sporcizia e calcare: Nel tempo, le incrostazioni all’interno dei tubi o la presenza di corpi estranei nell’acqua di circolazione possono limitare il libero movimento della paletta, provocando malfunzionamenti o falsi blocchi.
- Mancanza di informazione granulare: Il flussostato meccanico classico fornisce solo un segnale on/off (presenza o assenza di flusso), senza indicare quanta portata effettivamente circola.
- Affidabilità legata a meccanismi fisici: Una paletta in metallo o plastica, con un microinterruttore sottoposto a vibrazioni, può guastarsi con l’usura.
- Incompatibilità con strategie di modulazione della pompa: Con una pompa a velocità variabile, un semplice flussostato on/off potrebbe non essere in grado di rilevare correttamente portate molto basse (ad esempio, quando la pompa gira a un regime minimo per mantenere un setpoint di temperatura).
Queste criticità spiegano in buona parte perché, con l’arrivo delle nuove tecnologie, i costruttori di caldaie hanno preferito integrare sistemi di controllo elettronici più avanzati che sostituiscono il tradizionale flussostato.
Perché il flussostato è stato abbandonato a favore delle pompe modulanti
Le pompe modulanti (o elettroniche) sono in grado di rilevare il flusso e lo sforzo di rotazione necessari per far circolare l’acqua, dialogando in tempo reale con la scheda elettronica della caldaia. Questo rende superfluo un dispositivo che rileva unicamente la presenza o assenza di flusso, perché le stesse informazioni possono essere dedotte dal comportamento del motore della pompa. Inoltre, molte caldaie a condensazione operano con regimi di portata variabili: in certi momenti, si potrebbe voler far circolare meno acqua per aumentare il delta termico tra mandata e ritorno, ottimizzare la condensazione e migliorare l’efficienza. Un flussostato on/off meccanico potrebbe non funzionare correttamente (o dare falsi allarmi) a portate ridotte.
In parallelo, la funzione di sicurezza che impedisce il funzionamento della caldaia in mancanza di acqua rimane garantita dal pressostato (in caso di pressione troppo bassa) e dai sensori di temperatura (che rilevano surriscaldamenti anomali). Di conseguenza, nelle caldaie moderne, il flussostato non è più ritenuto indispensabile.
Condizioni di portata ridotta: ostruzioni allo scambiatore e nelle tubazioni
Uno dei problemi più comuni che si possono verificare in un impianto di riscaldamento è la formazione di depositi di calcare o di fanghi che limitano la circolazione dell’acqua. Questo può avvenire sia nello scambiatore primario o secondario (nelle caldaie istantanee), sia nelle tubazioni dei radiatori se l’impianto è particolarmente datato o se si utilizza acqua di rete molto dura, ricca di sali. In tali circostanze, la portata effettiva generata dalla pompa può scendere al di sotto della soglia minima, e la paletta del flussostato non si sposta.
Quando ciò avviene, la caldaia si blocca o segnala un errore di mancanza di circolazione. Questo malfunzionamento spesso allarma gli utenti, ma in realtà è un meccanismo di protezione: meglio un blocco della caldaia che un surriscaldamento incontrollato dello scambiatore o del circuito di riscaldamento. L’indicazione del flussostato, dunque, può essere molto utile per capire che si è in presenza di un problema di circolazione, spingendo l’utente a fare un controllo dell’impianto, un lavaggio chimico o la sostituzione di componenti usurati.
Possibili cause di blocco e guasti associati al flussostato
Le cause più comuni di malfunzionamento del flussostato, soprattutto nelle caldaie più vecchie, includono:
- Accumulo di impurità: Sabbie, ruggine o residui provenienti dai tubi possono incastrarsi nella paletta o nei fori di passaggio, bloccandone il movimento.
- Incrostazioni di calcare: Particolarmente frequenti in zone con acqua dura, possono formarsi depositi di carbonato di calcio sulle superfici interne del dispositivo.
- Rottura del microinterruttore: Nel tempo, il microinterruttore che chiude il contatto potrebbe guastarsi, impedendo il corretto invio del segnale alla centralina.
- Usura meccanica: La paletta, se esposta a vibrazioni intense o a urti, può deformarsi o rompersi.
- Errato montaggio: Se il flussostato viene installato in un punto di turbolenza eccessiva o in una posizione non idonea (ad esempio, in verticale anziché in orizzontale, quando richiesto dal costruttore), il suo funzionamento può risultare compromesso.
Nei casi di blocco legati all’accumulo di impurità, spesso è sufficiente uno smontaggio e una pulizia accurata del flussostato e del tratto di tubazione interessato. Se invece il microinterruttore è rotto o la paletta è danneggiata, potrebbe essere necessario sostituire il pezzo. Spesso, la spesa non è eccessiva, se confrontata con altri componenti della caldaia.
Manutenzione ordinaria e verifiche periodiche
Per prevenire problemi con il flussostato, alcune prassi di manutenzione ordinaria si rivelano utili:
- Controlli periodici dell’impianto: Assicurarsi che la pressione sia corretta (1-1,5 bar), che la pompa giri liberamente e che non vi siano perdite d’acqua.
- Utilizzo di filtri defangatori: Inserire un filtro defangatore (o defangatore magnetico) sul ritorno dell’impianto può trattenere le particelle di ruggine e proteggere anche il flussostato.
- Trattamento dell’acqua: L’impiego di additivi o condizionatori chimici riduce la formazione di calcare e fanghi, prolungando la vita di tutti i componenti idraulici.
- Pulizia dello scambiatore: Se la caldaia ha qualche anno, un lavaggio acido dello scambiatore e delle tubazioni può restituire una circolazione ottimale e, di conseguenza, ripristinare il regolare funzionamento del flussostato.
- Verifiche funzionali: Nell’ambito della manutenzione annuale (obbligatoria in molti Paesi), il tecnico può controllare rapidamente se il flussostato scatta regolarmente quando la pompa parte, simulando una richiesta di calore.
Impatto sulle prestazioni dell’impianto e risoluzione dei problemi
Il flussostato incide direttamente sulla fase di accensione della caldaia: se non rileva flusso, la caldaia non parte. Pertanto, in un impianto dove il flussostato funziona correttamente, è tutto semplice: pompa avviata, paletta azionata, bruciatore acceso. In presenza di guasti o ostruzioni, invece, l’utente potrebbe lamentare mancanza di riscaldamento e la caldaia potrebbe segnalare un errore generico di blocco di circolazione.
Un tecnico termoidraulico, con la giusta esperienza, cercherà di capire se il flussostato non commuta perché effettivamente non c’è flusso (pompa rotta, valvole chiuse o scambiatore ostruito) o se al contrario il flusso c’è, ma il dispositivo è sporco o guasto e non reagisce. Distinguere queste due situazioni è essenziale per intervenire in modo appropriato: in molti casi, basta pulire o sostituire il flussostato; in altri, va sostituita la pompa o ripulito l’impianto di riscaldamento.
Evoluzione tecnologica e prospettive future
Con la diffusione delle caldaie a condensazione, le strategie di controllo stanno diventando sempre più sofisticate. Le caldaie moderne dispongono di sensori di temperatura su mandata e ritorno, sonde di pressione precise e sistemi di autodiagnosi evoluti che consentono di rilevare anomalie nel circolo dell’acqua senza bisogno di un semplice interruttore di flusso. Le pompe modulanti, inoltre, “sentono” direttamente se l’acqua circola (al variare della potenza assorbita e del ΔP interno), inviando queste informazioni alla scheda elettronica.
Di conseguenza, il flussostato in senso stretto non è più un componente basilare: la caldaia “sa” se la circolazione è adeguata attraverso l’analisi incrociata di più parametri (flusso teorico in base alla velocità della pompa, delta di temperature, pressione, tempo di risposta del sistema, ecc.). Tuttavia, in alcuni modelli di fascia economica o in paesi dove la normativa è meno stringente e i costi vanno contenuti, si può trovare ancora un flussostato meccanico per ragioni di semplicità e di affidabilità.
Il ruolo del pressostato nell’era digitale
Se il flussostato ha perso importanza con l’avvento delle nuove tecnologie, il pressostato rimane invece un componente essenziale. Il motivo è che, anche con una pompa modulante di ultima generazione, se la pressione dell’impianto è troppo bassa (ad esempio, perché l’utente non ha mai rabboccato l’acqua o c’è una piccola perdita), non ci sarà circolazione adeguata e si verificheranno pericoli di funzionamento a secco. Di conseguenza, il controllo della pressione è un requisito imprescindibile per ogni caldaia. Alcune caldaie utilizzano un sensore di pressione elettronico, che consente di leggere il valore in bar su un display, altre invece continuano a impiegare il pressostato tradizionale on/off, più economico, sebbene meno sofisticato.
Consigli per chi possiede una caldaia ancora dotata di flussostato
Se si ha in casa una caldaia datata (ad esempio, installata a cavallo tra gli anni ’90 e i 2000) che integra ancora un flussostato meccanico, è bene seguire alcune pratiche per mantenerla efficiente:
- Manutenzione annuale: Durante la manutenzione periodica, chiedere esplicitamente al tecnico di verificare anche lo stato del flussostato e pulirne la paletta se necessario.
- Trattamento dell’acqua: Se la zona di residenza presenta acqua molto dura, valutare l’installazione di un addolcitore o l’uso di polifosfati per ridurre il calcare.
- Ascoltare i rumori della pompa: Se la pompa emette rumori anomali all’avvio o durante il funzionamento, potrebbe essere un segnale di incipiente blocco o di cuscinetti usurati. Intervenire tempestivamente evita guasti e previene anche il blocco del flussostato.
- Attenzione ai radiatori chiusi: Se molti radiatori nell’impianto sono chiusi (ad esempio, per risparmiare su alcune stanze non utilizzate), la portata potrebbe ridursi oltre la soglia minima, causando un fermo caldaia. È consigliabile lasciare almeno un radiatore o un circuito aperto per garantire un minimo di circolazione.
Conclusioni
Il flussostato della caldaia ha rappresentato per lungo tempo un elemento cruciale nella logica di funzionamento degli impianti di riscaldamento domestici. Introdotto intorno alla metà degli anni Novanta, in concomitanza con la diffusione di caldaie murali più compatte e innovative, è servito a scongiurare il rischio di accensione del bruciatore senza la necessaria circolazione dell’acqua. Questo semplice dispositivo meccanico, composto da una paletta che aziona un microinterruttore all’avvio della pompa, ha svolto egregiamente la funzione di “sentinella del flusso”, arrestando l’accensione in caso di ostruzioni o blocco della pompa, proteggendo lo scambiatore e tutto il circuito termico da surriscaldamenti potenzialmente disastrosi.
La differenza sostanziale rispetto al pressostato risiede proprio nella natura del parametro monitorato: mentre il pressostato controlla che ci sia pressione sufficiente nell’impianto, il flussostato controlla che l’acqua si muova effettivamente. In tal modo, la caldaia era protetta da due angolazioni: una statica (il livello di pressione) e una dinamica (la portata effettiva).
Introduzione delle pompe modulanti
Con l’avvento delle pompe modulanti e di sensori digitali di controllo, il flussostato meccanico è stato progressivamente abbandonato nelle caldaie di nuova generazione: la pompa stessa, grazie a un sofisticato sistema elettronico, “legge” la portata e lo sforzo richiesto e comunica in tempo reale con la centralina della caldaia, determinando se il circolo è sufficiente o meno. Parallelamente, il controllo della pressione rimane affidato a pressostati o sensori di pressione, garantendo il funzionamento in sicurezza.
Nonostante il suo ruolo sia oggi marginale nei dispositivi più moderni, il flussostato rimane un componente chiave in moltissime caldaie installate, che talvolta hanno anche più di vent’anni di servizio alle spalle. Pertanto, è ancora frequente incontrare problemi di mancata accensione dovuti a flussostati sporchi, incrostati o guasti, specie in impianti soggetti a cattiva manutenzione o con acqua molto calcarea.
Manutenzioni straordinarie per il ripristino del flusso
Comprendere il funzionamento e l’utilità del flussostato può aiutare tecnici e utenti a diagnosticare più rapidamente un blocco caldaia o una circolazione insufficiente. Spesso, la soluzione consiste in una semplice pulizia dell’impianto, un intervento di rimozione delle impurità o la sostituzione del microinterruttore danneggiato. In casi più gravi, il blocco del flussostato può segnalare problemi più importanti, come pompe che stanno per guastarsi o scambiatori parzialmente ostruiti.
Dal punto di vista della manutenzione, chi possiede una caldaia con flussostato deve ricordarsi di prestare particolare attenzione allo stato dell’acqua di circolazione: ricorrere a trattamenti chimici anticalcare, all’installazione di filtri defangatori e a controlli regolari dello scambiatore, favorisce una lunga vita della caldaia e un minor rischio di blocchi invernali.
In conclusione, il flussostato resta un bell’esempio di come una soluzione meccanica semplice – una paletta che aziona un interruttore – possa migliorare la sicurezza e la robustezza di un impianto termoidraulico. Anche se superato dalle nuove tecnologie che integrano funzioni digitali e pompe modulanti, la sua rilevanza storica rimane, ed è tuttora ben presente in moltissimi sistemi di riscaldamento. La sua eredità vive nelle moderne strategie di controllo che, pur rinunciando al singolo interruttore di flusso, continuano a valorizzare il concetto di verificare la reale circolazione come passaggio fondamentale per garantire efficienza e sicurezza degli impianti.